Le fonderie Tarantino e Ripandelli di Sant’Angelo dei Lombardi (AV) e le grandi campane di Benevento e Montevergine

Domenica 13 novembre, mentre l’autunno iniziava a farsi sentire, una delegazione dell’Associazione Italiana di Campanologia si è recata in visita presso due importanti luoghi di culto tra le regioni campane del Sannio e dell’Irpinia: la Cattedrale Metropolitana di Benevento e il Santuario abbaziale di Santa Maria di Montevergine, una delle sei abbazie territoriali della nostra penisola.

Nel caso del principale edificio sacro della città sannitica, persiste sulla torre campanaria medievale – l’unico elemento superstite della cattedrale semidistrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale – un complesso di sei campane storiche, le cinque minori fisse, frutto di maestranze locali e napoletane. Sulla vela superiore persiste addirittura una campana delle ore del fonditore romano Casini, mentre quella dei quarti è una Capanni di recente fusione. Il tutto è coronato dallo splendido campanone a slancio, un Sib2 del 1885 firmato col cognome della famiglia Tarantino, celebre dinastia che si è dedicata alla fusione di campane per tutto il Mezzogiorno almeno dagli anni ‘30 del XVII secolo alla seconda metà del ‘900 e le cui officine avevano sede in Sant’Angelo dei Lombardi (AV), splendido borgo in piena Irpinia.

Accanto al nome dei Tarantino, in moltissime campane figura spesso quello dei Ripandelli, una seconda famiglia santangiolese che, come per i primi, produsse moltissime campane per la Campania e per le regioni limitrofe. Difatti, proprio in Irpinia si trova una delle più grandi campane mai fuse da Antonio Ripandelli: trattasi dello storico campanone del Santuario di Montevergine presso Mercogliano (AV). La campana del 1869, di nota La2, è soltanto la seconda di un concerto di cinque campane a battaglio cadente, che trovano posto nella torre campanaria della basilica nuova, completata nel 1961: oltre ad un Sol2 fisso di 45q (una delle più grandi campane del Mezzogiorno) ed un Sol3 della fonderia Marinelli, trovano posto anche un Mi3 delle maestranze napoletane dei Garzia ed un La3 di recente fusione, della fonderia Capanni.

La testimonianza di campane così grandi e dell’eco di tali fonditori, arrivati fino a Salerno, Potenza, Altamura, Lecce, Cosenza, rende abbastanza l’idea di quanto fosse importante la produzione di campane santangiolese per il Mezzogiorno, con non una, ma più dinastie di fonditori, sulla cui storia c’è ancora moltissimo da scoprire.

Ermenegildo Guerra